L'epurazione ha provocato una situazione
irreale, un’esclusione, un annullamento della personalità. Un trauma
psicologico che si abbatte sulla coscienza dell’individuo, già devastato per il
pericolo passato. Lo distrugge moralmente, non solo per il terrore di non
riuscire a discolparsi, ma anche per l’indigenza materiale in cui viene
costretto dalla privazione del lavoro. Luigi Leonardi
Una
generazione se ne va,
un'altra
viene, e la terra
sussiste
in perpetuo.
Ecclesiaste
1:4
Innanzitutto è importante presentare l'Autore del
saggio "Epurazioni" , edito da Mursia nel 2011.
Luigi Leonardi è nato a Bagnone (Massa Carrara) nel
1953.
E' tra i fondatori e redattori della rivista
milanese di cultura "Malvagia". Scrittore, saggista, autore di testi
teatrali e di testi musicali per l'interpretazione di Lucia Marchi, è relatore
e voce recitante in numerose manifestazioni culturali, quali la
"Calandriniana" di Sarzana. E' autore di prefazioni per poeti e
pittori. Ha pubblicato numerosi racconti, saggi e romanzi, tra i quali La brina sulla pelle, Dentro lo Stige, Il sogno di un altro, Libertà van cercando, Il segreto antico di Beppe
il maniscalco.
Per Mursia ha pubblicato i saggi La strage
nazifascista di Vinca ed I ragazzi del monte Barca.
Da anni si occupa
di ricerche storiche sulla Resistenza in Lunigiana ed in generale di
studi sul secondo conflitto mondiale e sul secondo dopoguerra nel territorio
spezzino e lunigianese.
L'argomento di questo saggio Epurazioni è particolarmente scottante. Dalla sinossi del testo:
"Le epurazioni che seguirono la fine del fascismo sono uno dei tabù della
storia del nostro Paese: una questione controversa e delicata. Luigi Leonardi
denuncia, in questo volume ben documentato, icasi di giustizia sommaria
registrati nella provincia spezzina nel 1945, quando il decreto legislativo.
159, emanato dal governo cobelligerante del Sud nel luglio del 1944, stabilì
l'epurazione di tutti quelli
sospettati, a torto
o a ragione,
di fascismo o
di collaborazionismo. Dopo
una attenta consultazione dell'Archivio di
Stato della Spezia,
l'Autore ripropone gli
atti di notifica
di sospensione dal lavoro,
e le relative
motivazioni, inviati in
quel periodo a
operai, impiegati,dipendenti
delle aziende pubbliche: vere e proprie condanne a priori, basate
esclusivamente sulle denunce dei
comitati di fabbrica
o su elenchi
trovati nelle ex
sedi dei comandi
fascisti.
Molte persone
furono frettolosamente condannate
a morte per
delitti non commessi,
spesso pagando soltanto per la
propria debolezza, colpevoli di non aver saputo opporsi e di avere ceduto al
ricatto del più forte. L'iscrizione al Partito Fascista Repubblicano era
infatti un obbligo di sopravvivenza per chiunque desiderasse salvare se stesso
e, soprattutto, la propria famiglia.
Questo libro è una ricostruzione di indubbio valore
storico che lascia profonda amarezza ed
apre numerosi interrogativi." Così pure si esprime Pino Meneghini nella
sua prefazione:
" La storia del passaggio dal regime fascista
alla repubblica democratica ha trascurato in generale la fase "dell'espiazione", il momento cioè
in cui i
vinti furono chiamati
a rispondere delle
loro responsabilità
passate. Sia pure
con riferimento alla
provincia spezzina, oggi
il lavoro di
Luigi Leonardi rompe questa sorta di congiura del silenzio, dando alla
luce una cronaca "in presa diretta" di uno
dei casi più
bui della storia
d'Italia. In quei
giorni, come sempre
accade nei periodi rivoluzionari, l'umanità
preoccupata soprattutto per
la propria sopravvivenza scese
a patti con l'inferno pur
di liberarsi dal
sospetto di connivenze
con il passato
regime, fino ad
arrivare alla denuncia, spesso
interessata e non sempre per nobili motivi, alla delazione, alla calunnia. Del
resto l'invito alla denuncia del "fascista" era un obbligo morale
ricordato quotidianamente sui giornali, com'era scritto
sul "Tribuno del
Popolo" del 12
ottobre 1945, ad
esempio, dove si
invitava a presentarsi subito per
le denunce presso l'ufficio politico della questura. Talvolta l'epurazione
venne usata per regolare
conti personali o
per pregiudizio ideologico,
come dimostrano molti
casi, nonostante fosse doverosa
nei confronti dei
responsabili di atti
di grave violenza.
Uno dei più celebri
e disonorevoli casi
è quello dello
scienziato Tullio Terni,
dichiarato decaduto da
socio dell'Accademia dei Lincei
nel 1938 perchè
ebreo e successivamente radiato
il 4 gennaio
1946 perchè accusato di
fascismo. Terni si
suicidò silenziosamente, con
una fialetta di
cianuro, il 25 aprile 1946, esattamente un anno dopo la
vittoria della democrazia.
Come ben si comprende la materia è di quelle
scottanti ma l'Autore evita con cura di aderire ad una delle due tesi
contrapposte, mantenendosi al di sopra del gioco delle parti, come è doveroso
per lo storico che deve rendere giustizia a coloro che non sono più e deve
ricercare la verità al di là del bene e del male, rivelando le brutture che
sempre accompagnano ogni guerra, i desideri di vendetta, l'assenza della
ragione che da
sempre genera mostri.
L'Autore si concede
qualche intervento in prima persona, quasi sempre per
richiamare, con le armi dell'ironia e in qualche caso del sarcasmo, i protagonisti
di quel dramma alla ragione, appunto, alla responsabilità ed alla buona fede.
Ancora
una volta homo
homini lupus tanto la pretestuosità dell'accusa
è palese: in
questi casi accuratamente
documentati l'Autore gioca a scoprire i "dadi truccati" dei processi
sommari, citando alcuni improbabili capi d'accusa tra virgolette, come nel caso
del fascista chiamato a discolparsi del reato di essere stato "privo di
comprensione verso la massa operaia, negatore di ogni possibilità economica e morale",
sicuramente una motivazione
d'accusa eccessivamente generica
ed improbabile, per non
dire assurda e tendenziosa.. Un
libro questo, nell'asprezza
e scabrosità del tema trattato, che a tratti acquista il
tono del j'accuse, soprattutto quando
la misura del trattamento punitivo o i goffi tentativi di discolparsi vanno
oltre ogni ragionevole limite. Allora interviene il "moralista"
Leonardi e ricorda a tutti noi che la guerra ed il dopoguerra sono stati abissi
di dolore e di tragedia, che
nessuno può dimenticare
nè è lecito
prendersi gioco dei
drammi contrapposti contrassegnati
dall'ingiustizia confondendo le acque a fini personali o di parte". Lo scrittore
ha questo compito,
di rendere giustizia
al passato, terra
straniera e sconosciuta,combattendo le
proprie battaglie sulla
carta, risvegliando ed
illuminando le coscienze,
il più possibile, il meglio
possibile, per costruire la pace, il valore più grande, dentro ognuno di
noi".
Donatella
Zanello
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